Comunemente s’intende per rumore un suono che provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o intollerabile.
Il suono, dal punto di vista fisico è una perturbazione meccanica, sostanzialmente un'onda di pressione, che si propaga in un mezzo elastico (gas, liquido, solido).
Il rumore è un suono indesiderato, la cui intensità si misura in decibel (dB).
Ad esempio, una conversazione normale può raggiungere circa 65 dB, mentre una persona che grida può arrivare a 80 dB. Il decibel è una scala logaritmica, quindi un aumento del livello sonoro pari a 3 decibel rappresenta un raddoppio dell’intensità del rumore.
Non è soltanto l’intensità a determinare la pericolosità del rumore in ambito lavorativo: anche la durata dell’esposizione è molto importante.
Per tenere conto di questo fattore, si utilizzano livelli sonori con media ponderata nel tempo e per il rumore nei luoghi di lavoro, solitamente ci si basa su una giornata lavorativa media di otto ore.
Il rumore non deve necessariamente essere molto intenso per risultare nocivo all’interno dei luoghi di lavoro. Esso può contribuire in maniera significativa ad aumentare altri rischi presenti, come ad esempio perdita dell’udito, avere effetti fisiologici sul sistema cardiovascolare, e l’incremento del rischio di infortuni.
Chiunque sia esposto al rumore è potenzialmente a rischio; una maggiore intensità ed un’esposizione più prolungata al rumore aumentano il rischio di subire danni. L’ipoacusia, cioè la diminuzione fino alla perdita della capacità uditiva, è il danno da rumore meglio conosciuto e più studiato; tuttavia esso agisce con meccanismo complesso anche su altri organi e apparati.
Il rumore determina, inoltre, un effetto di mascheramento che disturba le comunicazioni verbali e la percezione di segnali acustici di sicurezza, favorisce l’insorgenza della fatica mentale, diminuisce l’efficienza del rendimento lavorativo, provoca turbe dell’apprendimento e interferenze sul sonno e sul riposo.
I datori di lavoro sono responsabili ai sensi del D.Lgs. 81/08 per la tutela della salute e della sicurezza del personale da tutti i rischi, e in particolare per quelli legati al rumore nei luoghi di lavoro e sono tenuti a: condurre una valutazione del rischio specifico mediante l’esecuzione di misurazioni del rumore.
Effettuate tali misurazioni e una serie di calcoli che determinano l'esposizione, il datore di lavoro deve fornire dispositivi di protezione individuale ai dipendenti, formare gli stessi affinchè li utilizzino ed  effettuare il controllo sanitario dei lavoratori.
Nell’art. 181 del D.Lsg. 81/08, si conferma la necessità di riportare “i dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione” direttamente nel Documento di Valutazione dei Rischi (da redigere da parte del Datore di Lavoro ai fini dell’Art. 28 del D.Lgs. 81/08).
La valutazione deve essere effettuata con periodicità almeno quadriennale, a meno di modifiche del ciclo produttivo "che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione”. All’Art. 183 “il datore di lavoro adotta le misure per ridurre o eliminare i rischi alle esigenze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio, incluse le donne in stato di gravidanza ed i minori”.
Le misurazioni vengono effettuate in base a:
- pressione acustica di picco (ppeak): valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza “C”;
- livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h), dB(A) riferito a 20 μPa: valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore.


I valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore, sono :

- valori inferiori di azione: rispettivamente LEX8h = 80 dB(A)

- valori superiori di azione: rispettivamente LEX8h = 85 dB(A)

- valori limite di esposizione rispettivamente LEX8h = 87 dB(A)